Desalinizzazione dell'acqua: un metodo poco oneroso ed accessibile a tutti potrebbe risolvere la mancanza d’acqua in alcune aree del pianeta
Attualmente nel mondo più di 1 miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, questa cifra è destinata ad aumentare. Secondo le stime entro il 2025 un terzo della popolazione mondiale potrebbe soffrire la sete.
Tra le soluzioni possibili c’è la dissalazione, metodo finora molto costoso e utilizzabile solamente per grandi impianti, limite che non lo rendeva idoneo per migliorare la situazione dei piccoli centri e dei nuclei familiari che non allacciati alla rete idrica.
Grazie all’università cinese Nanjing University, e del suo gruppo di ricercatori guidati dall’ingegnere elettrico Jia Zhu, le situazione sembra che stia per cambiare. I ricercatori infatti hanno messo a punto un sistema di desalinizzazione dell’acqua adatto anche a singoli nuclei familiari. Come? La tecnologia non è del tutto nuova, come non lo è il metodo che si basa sull’utilizzo di dissalatori ad energia solare, processo che però richiede molto tempo per dissalare piccole quantità d’acqua. Tra la modalità possibili per velocizzare il processo di evaporazione c’è quello di coprire la superficie d’acqua salata con un microfilm galleggiante disseminato di particelle nanometriche, per questo particolare processo generalmente viene utilizzato l’oro, materiale dal costo tutt’altro che modico, che però vanificherebbe, proprio per il valore di mercato, il potenziale costo contenuto dello strumento di desalinizzazione. I ricercatori della Nanjing University sembrano aver risolto il problema dei costi sostituendo le particelle d’oro con fogli di ossido di alluminio, le cui capacità sono state ulteriormente potenziate da una dose extra di alluminio vaporizzato.
La dose calibrata di alluminio, unita ad una particolare lavorazione e traforatura delle lastre ha conferito ai fogli la capacità di assorbire una gran quantità di luce che produce il calore necessario per far si che l’acqua salata evapori tre volte più velocemente della norma. Un metro quadrato di pellicola può generare una quantità d’acqua dolce variabile tra i 2 e gli 8 litri, a seconda della quantità di luce. Inoltre l’acqua dolce così prodotta rispetta gli standard imposti dalla World Health Organization e dall’U.S. Environmental Protection Agency. Benchè questa tecnologia sia una promettente speranza per tutte quelle comunità che hanno difficile o impossibile accesso all’acqua potabile, la commercializzazione è ancora lontana. Sono ancora molti i test di laboratorio e le sperimentazioni che devono essere conclusi e certificati.
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Tra le soluzioni possibili c’è la dissalazione, metodo finora molto costoso e utilizzabile solamente per grandi impianti, limite che non lo rendeva idoneo per migliorare la situazione dei piccoli centri e dei nuclei familiari che non allacciati alla rete idrica.
Grazie all’università cinese Nanjing University, e del suo gruppo di ricercatori guidati dall’ingegnere elettrico Jia Zhu, le situazione sembra che stia per cambiare. I ricercatori infatti hanno messo a punto un sistema di desalinizzazione dell’acqua adatto anche a singoli nuclei familiari. Come? La tecnologia non è del tutto nuova, come non lo è il metodo che si basa sull’utilizzo di dissalatori ad energia solare, processo che però richiede molto tempo per dissalare piccole quantità d’acqua. Tra la modalità possibili per velocizzare il processo di evaporazione c’è quello di coprire la superficie d’acqua salata con un microfilm galleggiante disseminato di particelle nanometriche, per questo particolare processo generalmente viene utilizzato l’oro, materiale dal costo tutt’altro che modico, che però vanificherebbe, proprio per il valore di mercato, il potenziale costo contenuto dello strumento di desalinizzazione. I ricercatori della Nanjing University sembrano aver risolto il problema dei costi sostituendo le particelle d’oro con fogli di ossido di alluminio, le cui capacità sono state ulteriormente potenziate da una dose extra di alluminio vaporizzato.
La dose calibrata di alluminio, unita ad una particolare lavorazione e traforatura delle lastre ha conferito ai fogli la capacità di assorbire una gran quantità di luce che produce il calore necessario per far si che l’acqua salata evapori tre volte più velocemente della norma. Un metro quadrato di pellicola può generare una quantità d’acqua dolce variabile tra i 2 e gli 8 litri, a seconda della quantità di luce. Inoltre l’acqua dolce così prodotta rispetta gli standard imposti dalla World Health Organization e dall’U.S. Environmental Protection Agency. Benchè questa tecnologia sia una promettente speranza per tutte quelle comunità che hanno difficile o impossibile accesso all’acqua potabile, la commercializzazione è ancora lontana. Sono ancora molti i test di laboratorio e le sperimentazioni che devono essere conclusi e certificati.
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